Elogio della gentilezza

Mio dolce bimbo, oggi voglio parlarti di qualcosa per me molto importante, potrei dire essenziale in una persona, soprattutto perchè divenuta nel tempo quasi una rarità.
L’utilizzo di una parola – un concetto – apparentemente molto semplice ma sempre più trascurata e posta ai margini delle nostre relazioni: Grazie. Termine tra l’altro, intimamente connesso ad un altro di egual valore e bellezza, poiché espressione di un modo di essere e di stare al mondo: Gentilezza.

Molto spesso, infatti, negli scambi che intrattengo con le persone nel corso delle mie giornate, mi capita di sentirmi dire frasi come:

Non mi devi ringraziare” o ancora “Ma perché mi ringrazi?!”, solo per citarne alcune.

Ancor più di frequente ne constato il mancato utilizzo quando, invece, sarebbe opportuno e necessario. Non parliamo poi, di quante volte assisto a comportamenti sgarbati, individualisti e prevaricatori, quasi sempre ingiustificati e figli della convinzione secondo la quale occorra mostrarsi diffidenti e duri, per manifestare forza e carisma.

Per spiegarti la ragione dell’importanza che attribuisco a questi concetti, mi è necessario fare un passo indietro e partire da quello che è il mio “sentire” in relazione ad essi, ovvero come la mia percezione ed il loro impiego finiscano spesso per influenzare la mia sensibilità ed il mio rapporto con gli altri.
Devo ammettere infatti che la loro omissione o uso, determinino in me una sorta di rappresentazione dell’altro, una vera e propria base sulla quale edifico la mia considerazione e idea nei suoi confronti. Ciò perché, in estrema sintesi, considero queste espressioni capaci di mettere in luce ed evidenziare in maniera inequivocabile il livello di empatia, umanità ed educazione di ciascuno di noi.
Ancora oggi, a quasi 35 anni suonati, ogni qualvolta mi capiti di interagire con qualcuno che si pone in maniera aggressiva o, in generale poco rispettosa e delicata, vengo pervaso da un senso di mortificazione, umiliazione e tristezza che ormai ho imparato a gestire (a fatica!), ma che fino a non molto tempo fa mi avrebbe facilmente fatto scoppiare in lacrime.

Ed è proprio in ragione di tutto ciò che ho deciso di scriverti questo breve e arruffato “Elogio della gentilezza”, affinché possa tentare almeno un po’ di esaltare ai tuoi occhi il suo potere ed immenso valore, mai scontato, mai banale, che va difeso sempre, soprattutto da chi erroneamente lo etichetta come falso buonismo, o peggio, come sentimento sospetto che nasconde, a loro dire, propositi egoistici. Ma é proprio la gentilezza, il porsi in maniera accogliente nei confronti del prossimo (non in senso esclusivamente Cristiano) che rende la vita degna di essere vissuta ed ogni attacco che viene sferrato a questo “modus vivendi”, è in realtà, uno stupido ostacolo posto alle nostre stesse speranze di felicità.

Ringraziare, essere sinceramente grati a qualcuno, seppur anche per il più piccolo gesto che rivolge nei nostri confronti, rappresenta infatti il punto di partenza fondamentale per la creazione di un rapporto positivo, in pace con il mondo e con sé stessi. In generale, allargando tale pensiero, l’esser gentili sempre, anche quando abbiamo a che fare con “chi non ci piace”, con chi non ci è affine e magari ci “tratta male” è un modo di Essere sano ed equilibrato, nonché funzionale alla costruzione di rapporti sinceri e proficui, ma non solo. È un atteggiamento premuroso nei confronti della Vita, che conferisce “significato” e “scopo” al nostro agire, poiché implica una profonda preoccupazione e compassione (nel significato più stretto del termine – dal Latino: “compassionis”, ovvero: “patire insieme”) sia per gli altri che per sé stessi e, quindi, capace di riflettere il livello di dignità che attribuiamo ad ogni essere vivente. Esser gentili, saper dire grazie realmente, con il cuore, richiede una profonda consapevolezza delle emozioni e degli stati d’animo propri e degli altri. Ed é proprio alimentando tale capacità che possiamo elevare il nostro spirito.

A dimostrazione di quanto tutto ciò sia vero, al di là di opinioni, idee personali o dettami teologici che vanno comunque sempre contestualizzati e approfonditi, vi sono ormai tantissimi studi di matrice psicologica e neuroscientifica, che evidenziano in maniera inequivocabile l’impatto che la “pratica della gentilezza” ha sulla nostra salute psico-fisica, agendo in profondità e a livello fisiologico, inducendo il nostro cervello ad una maggior produzione di quegli “elementi” (ormoni) capaci di generare benessere e gioia per la nostra mente (endorfine e serotonina per citare i più comuni) e agendo quale mezzo in grado di equilibrare i livelli di cortisolo nell’organismo (definito ormone dello stress e responsabile di diversi problemi psicosomatici quali: depressione e ansia). Ti cito, a riguardo, un testo su tutti, che troverai senz’altro scartabellando tra le centinaia di libri che abbiamo in casa e che potrà illustrarti nel dettaglio quanto provo a scriverti sopra: “Biologia della Gentilezza” di I. De Vivo e D. Lumera. Leggilo…ti si aprirà un mondo!

Per tutto questo e molto altro che potrei continuare a scriverti per ore e ore senza temere di poter esser mai smentito, spero che tu, amore mio, possa sempre essere in grado di portare gentilezza e dolcezza nel mondo, in ogni tuo gesto, in ogni tuo sguardo, a prescindere da come verrai trattato e dai sentimenti che ti verranno rivolti. Non sempre ci riuscirai, anzi molto spesso – molto più di quanto non vorresti – fallirai in tale intento, ma non desistere e non temere mai di esporti e di essere colpito dall’egoismo e dal desiderio degli altri di imporsi e di primeggiare attraverso l’aggressività e la violenza, sia essa verbale che fisica.
Ricorda sempre che non è il più arrogante, sgarbato e maleducato a vincere (semmai si vinca qualcosa) o a farsi notare di più. Non hai bisogno di prevaricare il prossimo utilizzando le armi della prepotenza, ma di condividere con chiunque incontri lungo il tuo cammino, attraverso l’arte delle dialettica e del dialogo la bellezza di una carezza, di una parola o di un gesto dolce e accogliente. Contrariamente a quanto molti ti diranno, non sarai “meno uomo” se ti sottrarrai alle logiche della violenza e dell’affermazione a qualunque costo o se ti dimostrerai capace di fare un passo indietro per andare incontro alle esigenze del prossimo.
Emozionati per la bellezza che uno scambio sincero e pieno con gli altri riesce a dare e dona sempre la parte migliore di te, anche a coloro che non potranno (o non vorranno) apprezzarla.
Sii luce mio piccolo Noah! Sii gentile, premuroso e ringrazia sempre, poiché è solo attraverso il seme della gentilezza che potrà sbocciare per te e per tutti noi un futuro ricco di felicità – a prescindere da qualsiasi religione, credenza o filosofia – perché siamo carne & psiche e prima di ogni cosa abbiamo bisogno di carezze, come quelle che cullano il primo vagito di un neonato.

Che i Tuoi raggi illuminino il mio cammino.
Che la Tua luce renda chiara la mia mente.
Che il Tuo calore riscaldi il mio cuore.
Che la Tua presenza mi ricordi chi sono.
Io sono. Io sono Luce, Amore e Vita.
Questo è il tempo di fondare una nuova giustizia, quella del Tuo cuore.
Questo è il tempo di costruire una nuova città, fatta di luce e amore.
Questo è il tempo di ascoltare chi grida e non viene sentito.
Questo è il tempo di dare come a Te è stato dato.
Questo è il tempo di amare e di essere amato, ma, soprattutto,
questo è il tempo di essere Amore, affinché ogni istante
ancora concesso sia benedetto. Risorgi, figlio della Luce.
Porta questa luce nel mondo.
Luce della stessa Luce.
Voce della stessa Voce.
Uno nell’Uno.
Uno nella Pace.
Uno nella Luce.

D.Lumera – “Biologia della gentilezza”

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