…e poi Putin invase l’Ucraina!

Ho iniziato questo blog quando il mondo si trovava – e a dirla tutta si trova ancora oggi mentre ti scrivo (in questi giorni, ad esempio, siamo chiusi in casa in quanto positivi) – nel bel mezzo di una pandemia globale che ha letteralmente stravolto qualsiasi certezza e aspetto della nostra vita. Pensavo, forse ingenuamente, che il contesto storico in cui sei nato avesse toccato l’apice della “stranezza “. Immaginavo che la vita ci avesse posto innanzi all’evento più complesso e duro da affrontare: i mesi di lockdown, la lontananza forzata dai propri cari, la paura verso una malattia sconosciuta…

Mi sbagliavo!

A quanto pare l’uomo, questo pazzo animale che vive e plasma con arroganza questa terra, spesso “finge” di non essere in grado di imparare dai propri errori decidendo di percorrere strade che da sempre hanno condotto verso sofferenze inimmaginabili e baratri etici, morali ed economici. Poco più di tre settimane fa, il 24 Febbraio 2022, la Russia di quel fuori di testa di Vladimir Putin, ha invaso l’Ucraina, dando vita ad un conflitto che rischia seriamente di assumere forme e connotati così ampi da stravolgere l’attuale ordine mondiale e con esso le nostra vite ed il modo che abbiamo di concepirle.

I motivi, prescindendo da quelli specifici che sicuramente studierai tra qualche anno, sono gli stessi che da sempre hanno portato allo scoppio di qualsiasi altra guerra e che, semplificando estremamente, é possibile riassumere in soli tre concetti: interessi economici, manie di potere e assenza di umanità di pochi a discapito di molti, moltissimi. Sta tutto qui, nient’altro occorre aggiungere. Il resto é contingenza, frutto dell’oggi.

Per mia indole e (de)formazione culturale, ho sempre guardato all’essere Umano come una mirabile creatura, capace attraverso la luce dell’ingegno e della ragione di risolvere problemi complessi, realizzare opere sublimi e compiere atti di puro amore. Da una vita mi sforzo di metterne in evidenza soprattutto la parte “positiva”, la “pars construens” come avrebbe detto Bacone. Ma in circostanze come quelle di questi giorni, la realtà dei fatti mi costringe a volgere lo sguardo verso quella sfera che di positivo ha ben poco – “pars destruens” – e che fa emergere, con violenza, tutto lo sciocco e illogico odio di cui é capace l’uomo quando decide di anteporre a quella luce meravigliosa e limpida, le fosche tenebre dell’egoismo. Un sentimento necessario come tutti, ma complesso da maneggiare e che, se mal impiegato, può condurre verso un’autentica autodistruzione.

Nelle scorse notti, ad esempio, la centrale nucleare di Zaporizhzhia (la più grande d’Europa nonché tra le dieci più grandi al mondo) é stata attaccata senza causare, da quel che dicono, danni rilevanti. Mentre solo in pochi giorni, quasi 100 bambini e oltre duemila adulti sono stati uccisi a Kharkiv da un raid russo che ha colpito indistintamente civili e militari.

Quando vedo certe immagini o leggo la cronaca degli eventi che si susseguono, senza accorgermene mi ritrovo in lacrime, mentre penso a questa gente, come me, te e la Mamma, che da un giorno all’altro si è vista costretta a fuggire dalla propria casa, dai ricordi e dai progetti di una vita solo perché un numero ristretto di individui ha deciso di invadere e distruggere quel territorio dove, semplicemente, loro hanno avuto la fortuna/sfortuna/coincidenza (decidi tu) di nascere. Non ne faccio una questione storica, con tutte le sue “ragioni” e complesse dinamiche geopolitiche, ma una questione Umana, di Coscienza.

Com’è possibile agire così?

Come si può scegliere deliberatamente di creare sofferenza e dolore per un qualunque fine, più o meno importante che sia?

Com’è possibile non fermarsi neanche davanti alle lacrime di un bambino?

Mi metto nei panni dei genitori di questi bimbi, come quelli del piccolo Kiril, un tuo coetaneo di 18 mesi, della cui morte si é molto parlato negli ultimi giorni per via delle immagini giunte dall’ospedale di Mariupol dove é stato portato nel vano, purtroppo, tentativo di salvarlo dopo esser stato vittima innocente dell’ennesimo scoppio di una bomba. Mi sono soffermato sulle immagini del padre che lo tiene tra le sue braccia, inerme ed in fin di vita, mentre entra correndo con alle spalle la madre, disperata, all’interno di un ospedale privo di luce, con i medici che con le poche risorse a disposizione, nulla hanno potuto per salvarlo.

Mi sono specchiato negli occhi di quest’uomo, nel suo sguardo stravolto, schiacciato da un dolore inimmaginabile ed ho finto per un attimo di esser lui, che come me diciotto mesi fa riceveva il dono meraviglioso di diventar padre di un figlio che oggi vede morire inerme tra le proprie mani, inconsapevole e indifeso davanti la brutale meschinità della guerra.
Ho iniziato a tremare, mentre sentivo crescere dentro l’angoscia incontenibile che solo “la morte” può trasmettere. Poi ho riaperto gli occhi, ancora una volta sopraffatti dal pianto, ma a differenza di Fedor – è questo il nome del giovane padre di cui ti parlo – ho avuto la fortuna di poter carezzare il tuo viso, mentre dormivi beatamente nella quiete della nostra casa, al riparo dalla malvagità umana e dalla follia di un conflitto che come sempre colpisce soprattutto i più deboli.

Kiril doveva vivere e continuerà a farlo nel cuore di tutti, ma solo se ogni giorno della nostra vita saremo in grado di dare senso alla sua morte, tracciando una linea di demarcazione netta tra “noi” e “loro”, tra chi crede nel bene e lo persegue e chi, invece, in nome di fatui e miopi interessi affida il proprio agire al male e ai suoi biechi obiettivi.
Sarà banale dirlo, ma mio piccolo Noah occorre invece tentare sempre e comunque di promuovere intorno a noi ascolto e comprensione, soprattutto quando il mondo sembra andare nella direzione contraria. Bisogna quantomeno provare a fare luce tra le tenebre ricordando a tutti l’autentica bellezza di cui è capace l’essere umano grazie all’empatia e all’amore di cui ognuno é in possesso, ma che alcuni decidono di mettere da parte. Non lasciare mai che vinca in te la debole logica dell’individualismo, diffida sempre da chi ti invita a guardare con sospetto il prossimo, ma lascia aperte e accoglienti mente e anima verso gli altri e tenta con tutta le tue forze di portare la pace ed un sorriso laddove regna odio ed egoismo.

Non lasciarti ingannare dalle sabbie mobili delle ideologie umane. Plana sopra di esse, studia e approfondiscine le caratteristiche e traine i principi capaci di elevare spirito e conoscenza, ma resta libero da tutti quei vincoli di natura teologica, politica o sociale in grado solo di soffocare l’infinita libertà di cui é caratterizzato il pensiero umano. Ragiona analiticamente ma con cuore e coscienza – no, non é un controsenso! – e ricorda sempre che soltanto agendo con rispetto, umanità e cooperazione la nostra esistenza assume la dimensione dell’infinito.

Non é una strada facile. Molti ti ostacoleranno e ti daranno dell’ingenuo. Ti suggeriranno di adottare un comportamento diverso: più duro, ostile e pronto alla “guerra”. Tu ringrazia, sorridi e vai avanti, con la consapevolezza che sia sempre meglio vivere con la speranza “del bene” nel proprio cuore che con l’astio e la diffidenza di chi chiude occhi e spirito. Non permettere a nessuno mai di spegnere questa fiamma, autentico e (probabilmente) unico senso del nostro esistere!

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