Le ultime quattro settimane sono state di gran lunga le più difficili da quando è iniziata questa strana ed entusiasmante avventura dell’esser genitore. E come in molti dicono: “Ancora non abbiamo visto niente!”.
Un mese fa, dopo solo qualche giorno dal mio rientro in ufficio, abbiamo scoperto l’esistenza della “sesta malattia”. Febbre altissima ed il nulla assoluto da poter fare per tentare di farti stare meglio. Solo un po’ di Tachipirina per abbassare la temperatura. Niente di più.
Passano due settimane ed eccoci di nuovo con febbre, tosse violentissima, “vomitini” vari, difficoltà infinite nel farti mangiare e…assenza totale di sonno.
Ma non è tanto questo a rendere le cose “difficili” in questi momenti, né i livelli di stanchezza mai sperimentati prima, quanto il sentir crescere dentro, in maniera sempre più forte ed ingombrante, il timore e l’incertezza di “tralasciare”, di non star facendo quel qualcosa in più per aiutarti, per farti stare meglio. Per noi, l’unica cosa che conta davvero.
Probabilmente è “impotenza” la parola che descrive meglio questo sentimento. Rende bene l’idea di come, delle volte (non sempre per fortuna!), ci si possa sentire inermi, incapaci di poterti aiutare come vorremmo.
“Cos’altro posso fare?”
Oppure:
“Come avrei dovuto fare diversamente ciò che ho fatto?
O ancora:
“Ho fatto tutto bene? Ho sbagliato qualcosa?
In questi giorni, questo domande mi hanno bombardato la mente, minando ogni certezza.
È sorprendente, a mio avviso, la dicotomia emotiva che alberga nel cuore di un genitore in situazioni come queste (per di più banali, come per l’appunto può esser banale un raffreddore). Sei cosciente di fare tutto ciò che è in tuo potere, ma ciò nonostante senti incalzare quel senso di responsabilità che ti spinge a cercare, in ogni modo, di fare qualcosa in più. Facciamo davvero del nostro meglio, imparando giorno dopo giorno e provando sempre a migliorare, eppure questi dubbi persistono, lasciandoti in certi momenti, inquieto e turbato.
Condivido con chiunque ne abbia occasione questa sensazione e sembra non siamo i soli a sperimentare queste emozioni. Anzi, pare essere una paura vissuta da quasi tutti i genitori, specialmente quando si è alle prime armi come nel nostro caso. Ciò, mi consola e rasserena almeno un po’, nonostante non spenga del tutto questa “voce” subdola e tagliente.
D’altronde, alla fine di tutto, ogni giorno trascorso al tuo fianco è pur sempre qualcosa di nuovo ed inesplorato anche per noi, che esattamente come te, stiamo percorrendo un sentiero mai attraversato con i nostri piedi. Sto scoprendo come in effetti, starti accanto e accompagnarti lungo il tuo percorso, significhi anche per me continuare a crescere esattamente come fai tu, ma con un’altra prospettiva e consapevolezza. Mi riscopro fragile e fallace e sei proprio tu a farmelo comprendere. Colui che voglio difendere da tutto e tutti.
“Si dice” che qualcosa cambi dentro di te il giorno in cui metti al mondo un bimbo.
Mi era parso di esserne sfuggito.
A quanto pare mi sbagliavo…